Lo “Stabat Mater” è
una sequenza liturgica medievale, in latino, il cui testo è attribuito a
Jacopone da Todi ed è stato musicato decine di volte, dal gregoriano allamusica colta dei giorni nostri: in particolare, da molti autori del 1700.
A queste composizioni fa riferimento il titolo del bel romanzo di tiziano Scarpa, giovane scrittore veneziano qui alla sua prima prova in un romanzo ambientato nel passato.
La protagonista è una violinista di 16 anni, Cecilia, che è una trovatella e suona nell'orchestra dell'orfanotrofio. Era consuetudine dell'epoca -siamo nel '700- avviare alla pratica musicale gli orfani più dotati, che suonavano o cantavano in cori diventati famosi, come, a napoli, la Cappella della pietà dei Turchini: i Turchini erano appunto i trovatelli, che portavano una divisa azzurra.
Cecilia, dunque, suona il violinonella Chiesa dell'Ospedale della Pietà, a Venezia: suona dietro grate che la rendono invisibile a tutti; la sua musica parla per lei. Di notte, scrive lettere alla madrea che non ha mai conosciuto, che l'ha abbandonata e che lei desidererebbe ardentemente di ritrovare, nasconde poi quelche scrive nell'istituto le suore non le permetterebbero questa espressione della sua solitudine, del suo desiderio di conoscre le proprie origini.
Tutto cambia quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino: è un prete con i capelli rossi - è Antonio Vivaldi. La consuetudine con quest'uomo strano e geniale darà a Cecilia la forza di cercare la propria strada nella vita, la propria autonomia.
Emiliana Fabbri
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